Sul balcone, in giardino, in spazi comunali o aree aziendali
giovedì, 5.12.2019, 08:50 Uhr
Superfici in precedenza brulle, povere di specie o con piante esotiche convertite integralmente o per la maggior parte in superfici con piante selvatiche indigene.
Vasi, fioriere da balcone e aiuole rialzate in cui vengono piantate unicamente o prevalentemente piante selvatiche indigene.
Superfici da cui vengono estirpate le neofite invasive per sostituirle con piante selvatiche indigene. Attenzione: chi estirpa le piante neofite e lascia la terra incolta, l’anno successivo vedrà propagarsi con grande probabilità le stesse piante neofite. Non è nostra intenzione incoraggiare uno sforzo infruttuoso e frustrante di questo tipo.
Superfici in precedenza con poca vegetazione o spoglie in cui si lascia semplicemente crescere di tutto, tranne le neofite invasive.
Fontane e stagni, in precedenza spogli, valorizzati con locali piante acquatiche e palustri e/o zone ripariali piane e sabbiose.
Ruscelli in precedenza convogliati in tubi sotterranei o canalizzati, ora scoperti e rinaturalizzati con molteplici strutture e/o piante selvatiche indigene.
Sentieri, piazzali e vie di accesso, in precedenza senza vegetazione o sigillati, valorizzati tramite superfici a ghiaia o altro substrato permeabile con una vegetazione sparsa.
Rocce e muri a secco sottoposti a trattamenti con prodotti tossici inibitori della crescita vegetativa, acqua ad alta pressione o fuoco, ora non più trattati e comunque valorizzati con piante da roccia indigene.
Tetti piantumati ricchi di specie di piante selvatiche locali, con un substrato di almeno 20 cm e/o con più strati di diversi spessori e legno morto in postazioni staticamente appropriate. Non contano le superfici ricoperte da piante succulente comuni (Sedum).
Giardini verticali esterni con arbusti e piante perenni locali, alla maniera del Bosco verticale.
Superfici realizzate con formazioni che promuovono la biodiversità (seguire i suggerimenti di Floretia e BirdLife):
piramidi di pietre, ammassi di sabbia, strutture con massi o muretti a secco; non contano le aree di pietrisco con teli di plastica sottostanti;
cataste di legna, ceppi tronchi morti; utilizzare sempre essenze di latifoglie autoctone;
cumuli a cielo aperto di fogliame, erba o compost;
stagni articolati e ricchi di biodiversità, avvallamenti di drenaggio con ristagni temporanei d’acqua e angoli umidi;
facciate o palizzate inverdite e pergole con piante rampicanti indigene;
alberi da frutta ad alto fusto coltivati senza l’uso di pesticidi (meli, peri, ciliegi, castagni, alberi di susino e prugna, albicocchi; non valgono i noceti a causa del loro ridotto valore ecologico).